Hemingway, Ernest Addio alle armi 

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Vidi apparire Gorizia nella nebbia che nascondeva i corpi delle montagne,
attraversammo il fiume e vidi che era alto per la pioggia caduta sui monti.
Passammo i cascinali e poi vennero le case e le ville, molte altre case in
città erano state colpite. In una via stretta sorpassammo un'ambulanza della
Croce Rossa inglese. Il viso del conducente era sottile e abbronzato sotto il
berretto. Non lo conoscevo. Smontai dal camion nella grande piazza del
Municipio, il conducente mi porse lo zaino e lo misi in ispalla, presi le due
valige e mi avviai alla villa. Non era tornare a casa.
Lungo il viale umido, camminando sulla ghiaia, guardai la villa. Tutte le
finestre erano chiuse ma la porta era aperta. Entrai e trovai il maggiore
seduto al tavolo, nella stanza nuda, decorata solo di carte topografiche e
fogli dattilografati alle pareti.
- Oh, buon giorno! - disse. - Come sta? - Era dimagrito e pareva
invecchiato.
- Bene - risposi. - E qui come vanno le cose? -
- E' finito tutto - disse. - Metta giù il bagaglio, si sieda. -
Posai lo zaino e le valige sul pavimento e il berretto sullo zaino, presi la
seggiola che restava e sedetti vicino al tavolo.
- E' stata una brutta estate - disse il maggiore. - Lei ora si sente in forze?
- Sì. -
- Avrà ricevuto, spero, i suoi nastrini. -
- Sì, molto belli. La ringrazio molto. -
Aprendo il cappotto gli mostrai i due nastrini.
- E le scatolette con le medaglie? -
- Quelle no, solo i certificati. -
- Le medaglie arriveranno dopo. Ci vuole più tempo per le medaglie. -
- Ha ordini per me? -
- Le ambulanze sono tutte fuori. Ce ne sono sei a Caporetto. Conosce
Caporetto? -
- Sì - dissi. Me ne ricordavo come d'una cittadina bianca e d'un campanile
in una valle: una cittadina pulita con una bella fontana nella piazza.
- Lavorano lì, ci sono molti ammalati adesso. I combattimenti sono finiti.
- E le altre ambulanze? -
- Due sono in montagna, quattro ancora sulla Bainsizza. Le altre due
sezioni sul Carso con la Terza Armata. -
- E io? Avrò qualche cosa da fare? -
- Lei potrebbe occuparsi di quelle sulla Bainsizza, se crede. Gino è lassù
da un pezzo. Non conosce i luoghi della battaglia? -
- No. -
- E' stata dura. Abbiamo perduto tre ambulanze. -
- Me l'hanno detto. -
- Sì. Deve avergliene scritto Rinaldi. -
- Dov'è adesso Rinaldi? -
- E' qui. Sempre col suo ospedale, ne ha avuto per tutta estate e continua in
autunno. -
- Lo credo bene. -
- E' stata dura - disse il maggiore. - Non può immaginarsi quanto è stata
dura. Molte volte ho pensato che aveva avuto fortuna lei con la sua ferita. -
- Certo. Ho avuto fortuna. -
- Ma sarà peggio l'anno venturo - disse il maggiore.
- Forse attaccheranno loro tra poco. Tanti dicono questo. Però non riesco a
crederci; è già tardi. Ha veduto il fiume? -
- Sì. E' già in piena. -
- Non credo che attaccheranno adesso, che è incominciato a piovere e si
aspetta la neve. E i suoi compatrioti? Ne avremo altri d'americani oltre a
lei? -
- Stanno preparando dieci milioni d'uomini. -
- Spero che ne daranno anche a noi. Ma quei francesi cercheranno di
prenderseli tutti. Non ce ne lasceranno. Bene. Lei può dormire qui, andar
su domani con la vetturetta e rimandare Gino. La farò accompagnare da
qualcuno che sa la strada. Gino le racconterà tutto. Sparano ancora un po',
ma è passata. Non le dispiacerà vedere la Bainsizza. -
- Sono contento di vederla e d'essere di nuovo con lei, signor maggiore. -
Sorrise.
- E' molto buono. Io sono stanco, molto stanco di questa guerra. Se fossi
stato via, forse non sarei tornato. -
- E' tanto dura? -
- Sì. E ancora peggio. Ma adesso voglio lasciarla in libertà, vada pure a
lavarsi e a trovare il suo amico Rinaldi. -
Portai su le valige e lo zaino, Rinaldi non era in camera ma vidi la sua
roba. Mi sedetti sulla branda, slacciai le scarpe e tolsi quella del piede
destro, poi mi sdraiai. Ero stanco e il piede doleva, ma era curioso di
starsene sdraiato con una scarpa sì ed una no, così mi tirai su a sedere, tolsi
l'altra scarpa e la lasciai cadere e mi sdraiai di nuovo. L'aria nella stanza
sapeva di chiuso ma ero troppo stanco per andare ad aprire la finestra. Vidi
che la mia roba era raccolta tutta in un angolo. Fuori incominciava a far
buio. Ero sdraiato sul letto e pensavo a Catherine aspettando Rinaldi.
Volevo provarmi a non pensare a Catherine se non la sera, prima di
dormire, ma adesso ero stanco e non avevo niente da fare, così restavo
sdraiato e pensavo a lei. Stavo pensando a lei quando entrò Rinaldi. Era
sempre lo stesso, forse un poco più magro.
- Ciao bebè! - disse. Mi tirai su. Si avvicinò e mi sedette accanto
mettendomi il braccio intorno alla vita. - Caro vecchio bamboccio. - Mi
battè sulla schiena, io gli strinsi le braccia.
- Caro vecchio bebè! - disse. - Mostra il ginocchio. -
- Devo togliermi i pantaloni. -
- Levati i pantaloni, bebè. Qui siamo tutti amici. Voglio vedere come ti
hanno trattato. - Mi alzai, mi tolsi i pantaloni e poi levai la ginocchiera;
Rinaldi sedette sul pavimento e incominciò a piegarmi il ginocchio molto
delicatamente, avanti e indietro, passò un dito sulla cicatrice, unì i due [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]

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